Presso il centro moderno di San Cesareo, a circa 30 km a sud di Roma, lungo l'antico tracciato della via Labicana, in località “Colle Noci”, a partire dal 2010 una serie di campagne di scavo archeologico preliminari alla costruzione di un piano integrato, ha portato in luce i resti di una grande villa associati ad un esteso settore termale e ad un’area di necropoli.
Il complesso archeologico, già segnalato in un manoscritto del XVII secolo (Carone 1637) e successivamente oggetto di scavi ottocenteschi promossi dai principi Rospigliosi, è stato indagato per un’estensione di circa 2,5 ha.
Dei settori residenziali della villa si sono rinvenuti una decina di ambienti disposti simmetricamente intorno ad uno spazio aperto porticato su almeno tre lati (Recco 2011). Le strutture sono realizzate in opera reticolata di selce con ricorsi di cubilia in tufo ed erano dotate di una ricca decorazione parietale; le pavimentazioni rinvenute constano di mosaici a motivi geometrici b/n e policromi.
Spicca, anche per l’uso di tessere in pasta vitrea e la presenza di sovradipinture, un ampio tappeto con motivi vegetali e cornice a meandro, mentre alcuni ambienti erano invece pavimentati in opus sectile.
Sul lato nord del portico si dové inserire nel corso della prima età imperiale una piccola struttura termale, ben conservata a livello planimetrico, alimentata da un acquedotto sotterraneo che confluiva all'interno di una grande cisterna ipogea a doppia navata collocata immediatamente a N/E dell'impianto residenziale. Anche la terma era abbellita da pavimenti in mosaico policromo e in cementizio a base fittile arricchito da crustae lapidee.
La continuazione degli scavi ha portato alla scoperta di un grande quartiere termale alimentato da una cisterna monumentale di ben 500 mq, riferibile ad un’importante fase di ampliamento tardo imperiale del complesso, costruito in aderenza alla villa ma distinto da essa, e caratterizzata da murature in opera vittata e listata conservate in ampi settori per oltre due metri in elevato.
Le terme, arricchite da rivestimenti marmorei pavimentali e parietali, purtroppo completamente spogliati, si trovano disposti come d'ordinario su un asse nord/sud, su cui vanno di seguito apodyterium, tepidarium e calidarium, delimitati a est dal frigidarium e ad ovest dalla palestra.
La grande cisterna, che alimentava le terme tramite fistulae plumbee bollate, è caratterizzata dalla scansione a nicchie semicircolari delle pareti esterne che richiama un modello architettonico-scenografico diffuso nelle grandi ville, imperiali o comunque di altissimo livello, dalla media età imperiale (ad es. la villa di Adriano a Palestrina, il Palatium Sessorianum a Roma, la villa delle Vignacce, e la villa dei Sette Bassi sulla via Latina).
Il complesso archeologico, già segnalato in un manoscritto del XVII secolo (Carone 1637) e successivamente oggetto di scavi ottocenteschi promossi dai principi Rospigliosi, è stato indagato per un’estensione di circa 2,5 ha.
Dei settori residenziali della villa si sono rinvenuti una decina di ambienti disposti simmetricamente intorno ad uno spazio aperto porticato su almeno tre lati (Recco 2011). Le strutture sono realizzate in opera reticolata di selce con ricorsi di cubilia in tufo ed erano dotate di una ricca decorazione parietale; le pavimentazioni rinvenute constano di mosaici a motivi geometrici b/n e policromi.
Spicca, anche per l’uso di tessere in pasta vitrea e la presenza di sovradipinture, un ampio tappeto con motivi vegetali e cornice a meandro, mentre alcuni ambienti erano invece pavimentati in opus sectile.
Sul lato nord del portico si dové inserire nel corso della prima età imperiale una piccola struttura termale, ben conservata a livello planimetrico, alimentata da un acquedotto sotterraneo che confluiva all'interno di una grande cisterna ipogea a doppia navata collocata immediatamente a N/E dell'impianto residenziale. Anche la terma era abbellita da pavimenti in mosaico policromo e in cementizio a base fittile arricchito da crustae lapidee.
La continuazione degli scavi ha portato alla scoperta di un grande quartiere termale alimentato da una cisterna monumentale di ben 500 mq, riferibile ad un’importante fase di ampliamento tardo imperiale del complesso, costruito in aderenza alla villa ma distinto da essa, e caratterizzata da murature in opera vittata e listata conservate in ampi settori per oltre due metri in elevato.
Le terme, arricchite da rivestimenti marmorei pavimentali e parietali, purtroppo completamente spogliati, si trovano disposti come d'ordinario su un asse nord/sud, su cui vanno di seguito apodyterium, tepidarium e calidarium, delimitati a est dal frigidarium e ad ovest dalla palestra.
La grande cisterna, che alimentava le terme tramite fistulae plumbee bollate, è caratterizzata dalla scansione a nicchie semicircolari delle pareti esterne che richiama un modello architettonico-scenografico diffuso nelle grandi ville, imperiali o comunque di altissimo livello, dalla media età imperiale (ad es. la villa di Adriano a Palestrina, il Palatium Sessorianum a Roma, la villa delle Vignacce, e la villa dei Sette Bassi sulla via Latina).